LIBRI/ Una scrittura femminile azzurro pallido di Franz Werfel

Esistono tra gli esseri umani rapporti di forza che nè i modi, nè la cultura, nè l’educazione, nè altri beni voluttuari analoghi a questi possono sovvertire (Welfel)

Una lettera vergata da una “scrittura femminile azzurro pallido” fa riaffiorare la storia di un amore cancellato, simile a una tomba interrata che nessuno riesce più a localizzare, nella memoria di un brillante funzionario viennese dal «cuore guasto», “tanto più si concentrava per  evocare in sè quella immagine che così stranamente era andata perduta, tanto più irrimediabilmente si faceva il vuoto che, quasi a volerlo deridere,  lei aveva lasciato dentro di lui”.
In questo romanzo breve, del popolare scrittore boemo Franz Werfel, che apparve a Buenos Aires nel 1941, Leonida, il protagonista è un uomo sui cinquant’anni, sposato, capodivisore del Ministero, ambiguo e dalla psicologia tormentata e inquieta; su esso l’autore proietta tratti e tracce dichiaratamente autobiografici.
Sullo sfondo del libro rivivono le atmosfere austriache del 1936, l’arrendevolezza dei ministri convinti a torto di poter frenare con l’antisemitismo la pressione inarrestabile di Hitler (che Werfel non esitò a definire un “satanico anticristo”).

Trascrivo un passo del romanzo, che a ottant’anni di distanza presenta ancora tratti di un’attualità sconcertante:

«Come tutti gli  altri funzionari dello Stato di grado elevato, il capodivisione non teneva i signori ministri in particolare considerazione. Questi ultimi  cambiavano di continuo, infatti, in base ai gioghi di forza politici, mentre lui no, lui e i suoi colleghi restavano al loro posto. I ministri, portati alle stelle dai partiti per poi essere spazzati via da quegli stessi partiti, somigliavano pelopiù a poveri naufraghi aggrappati disperatamente a zattere di potere. Non avevano nè la giusta visione per comprendere i labirintici iter del lavoro ministeriale, nè la giusta sensibilità per le sacre regole della burocrazia fine a se stessa. Nella stragrande maggioranza dei casi, erano uomini rozzi e mediocri che non sapevano far altro che forzare  la loro voce sguaiata  per parlare in riunioni di piazza o bussare  con fastidiosa insistenza alle parte di servizio degli uffici ministeriali per raccomandare  i loro compagni di partito e le loro famiglie. Leonida e quelli come lui avevano invece imparato l’arte del governo, nè più nè meno come i musicisisti imparano il contrappunto esercitandosi per anni con scrupolo indefesso. Poessedevano una squisita e raffinata  sensibilità alle mille sfumature dell’organizzazione e della decisione. I ministri non erano altro (ai loro occhi) che fantocci politici, anche se, obbedendo allo stile dell’epoca, assumevano un atteggiamento quanto mai dittatoriale. Loro, comunque, i capodivisione intendo, proiettavano la loro ombra di stabilità su questi tiranni. Quale che fosse la risciacquatura politica degli uffici che dirigevano, non veniva mai meno la sicura  efficacia del loro comando. Di loro c’era bisogno, questo era il fatto (…)
(Essi) Disperazzavano le esibizioni, i giornali, la pubblicità personale dei politici, da essi ritenuti eroi di una sola stagione» (p.60-61)
Franz Welfer, Una scrittura azzurro pallido, Adelphi 1991

Maria Pina Ciancio

~ di Maria Pina Ciancio su novembre 29, 2009.

4 Risposte to “LIBRI/ Una scrittura femminile azzurro pallido di Franz Werfel”

  1. sicuro che lo cerco!Grazie Mapi.ferni

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  2. è un libretto che mi hanno regalato un mese fa. si legge rapidamente, seppure la narrazione sia un pò lenta.
    e comunque non deluderà.
    un abbraccio Ferni
    Mapi

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  3. […] See the original post:  LIBRI/ Una scrittura femminile azzurro pallido di Franz Werfel … […]

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  4. Concordo sull’attualità del passo che hai citato. Penso che lo legerò. E’ un piacere tornare a leggerti, cara amica.

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