LIBRI/ L’arte del romanzo in “Una lunga notte” di Antonella Cilento
L’avvincente storia dell’artista siciliano Gaetano Giulio Zummo raccontata in un noir a sfondo storico
Scarto pensierosa uno dei pacchetti natalizi, proviene da una nota libreria salernitana.
Sono guardinga, prevenuta, nonché severa ed esigente come sempre quando si tratta di libri, ma questa volta ecco venir fuori dalle carte e dai nastrini colorati qualcosa di veramente inaspettato!!!!!!!!!
La tensione dell’attesa si scioglie e…. “Una lunga notte” di Antonella Cilento mi accompagna nel mio viaggio a Roma. Ne divoro con avidità le pagine, i capitoli…
E’ tutta un’altra storia, ma mentre i miei occhi scorrono dalla inesplorata e seducente storia/vicenda di Gaetano Giulio Zummo alla campagna romana, ho come la sensazione di un piacere sottile che mi pervade corpo e sensi, un diletto adolescenziale provato solo durante la magistrale traversata letteraria de’ Il nome della Rosa.
Già, tutta un’altra storia… eppure qualcosa di questa giovane autrice campana mi riporta con la memoria altrove. E’ qualcosa di istintivo e irrazionale. Vado avanti trascinata da quel godimento di scrittura rocambolesca che solo pochi grandi sanno elargire e dosare con tanta oculata parsimonia. Interessante la storia, ma non è solo quello. E’ l’intreccio, la nervatura e la struttura del narrato che è sapiente. Tutto manovrato con la mano di chi sa come e quando dosare attese, intuizioni e previsioni del lettore. Equilibrio nella struttura, arte nella costruzione, capacità di catturare fin dalle prime pagine.
Le partite a scacchi sono singolari solo quando l’autore ha consapevolezza dell’avversario, non lo ignora e soprattutto non lo sottovaluta.
Sorvolo sulla trama, questo è un libro da leggere! Per alcuni romanzi la storia ricapitolata in mezzo trafiletto è di per se stessa riduttiva. E’ come l’ambiziosa pretesa di voler raccontare il profumo di un fiore. Lo spirito del romanzo con la “R” maiuscola è nella pasta stessa del narrato: nel suo linguaggio e nella sua costruzione, nella creazione dei personaggi, nella scelta del periodo storico.
E il codice linguistico di Antonella Cilento è aperto, variegato e ricercato. La parola si ampia e si dilata nello spazio sensoriale. Matura decisa, è un richiamo alla memoria. I personaggi esistono e vivono di totale indipendenza, ardono senza forzature nella loro problematica esistenziale. La trama dei fatti si snoda tra il XXVII e il XXVIII secolo in un periodo fortemente contraddittorio e suggestivo, prende spunto da una storia vera e si sviluppa in un viaggio sospeso a metà strada tra realtà e immaginazione.
Insomma “Una lunga notte” è un’operazione ardita, capace di rendere partecipi e di regalare emozioni. Io consiglierei agli addetti ai lavori di estrapolarne una sceneggiatura, ma chissà, forse qualcuno ci ha già pensato.
A questo punto del viaggio un sentore nostalgico preannuncia come sempre il distacco: “(Gaetano Giulio Zummo) è contento, e nemmeno sa perché, forse è nell’odore della sua terra, in quel profumo di madre attesa, in quel misto di ricordo costruito e di memoria vera, nei profumi che resistono a cent’anni di vita e che rammenterà ancora fra altri cento. Forse è felice perché in quegli odori c’è un po’ della sua nascita, e quasi gli pare una gioia, adesso, l’esser nato, con quello straordinario potere che gli è stato conferito, di lasciar vivere un altro uomo, dopo aver ammazzato il suo assassino. Forse, pian piano, dolcemente, sta impazzendo. E ne è contento”.
Sul risvolto di copertina scorro la nota bibliografia e, non mi sembra vero, mi ritrovo già alla ricerca dell’altro suo libro Il cielo capovolto!
Potenza, 2 gennaio 2003
Maria Pina Ciancio
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Barry Comer said this on settembre 20, 2015 a 12:19 PM |