LIBRI/ Cani, camosci, cuculi (e un corvo) di Mauro Corona

Una storia  (dall’ultimo grande poeta dei boschi)

<<La famiglia del fabbro Falchin era composta da cinque persone: papà, mamma e tre figli, due maschi e una femmina, rispettivamente di tredici, dodici e dieci anni. Vi era pure un cagnolino color miele che si chiamava Arco. Lo aveva raccolto il padre dei ragazzi un mattino d’inverno sotto il ponte del Bondi, disperato, infreddolito e quasi morto. Era un cucciolo. Qualcuno lo aveva abbandonato.

Vi era sempre stata, e purtroppo esisteva, la vergognosa abitudine di buttar via gli animali come fossero pietre o pezzi di legno. Gli uomini son fatti così, gettano via ciò che non serve più o che diventa fastidioso al loro viver quotidiano. Per fortuna non tutti gli esseri umani sono disumani: se lacuni buttano, altri raccolgono. Arco diventò grandicello, ma non tanto. Era un cagnolino di taglia piccola con zampe corte e ridicole. Ma il musetto era dolce, intelligente e un pò malinconico.

Venne l’estate, arrivarono le vacanze. I ragazzini, finita la scuola, scorrazzavano per boschi e valli insieme al papà e al cane. Andavano soprattutto lungo il torrente Vajont. La SADE ancora non aveva iniziato a fare a diga che anni dopo avrebbe portato morte edistruzione. Un giorno una vipera stava per mordere Arco sul naso. Veloce come un lampo, il papà dei bambini lo allontanò con un calcio e bloccò la vipera in terra con il bastone. Chiamò il maggiore dei figli e gli ordinò di far avvicinare il cane. Il ragazzo ubbidì. Trascinò Arco presso la vipera. Il cagnolino, ingenuo e inesperto, cercava di annusare i rettile. A quel punto, il papà dei ragazzi con il bastone colpì Arco sulla schiena. Poi bloccò di nuovo la vipera. Ripetè la manovra cinque volte di seguito, finchè il cane non s’avvicinò più nemmeno spingendolo di forza. Il genitore spiegò ai figli che quello era un sistema infallibile per istruire i cani a non avvicinarsi alle vipere. “Quando le vedono girano al largo, hanno paura di sentire la bstonata sulla schiena” disse. La lezione servì eccome, al giovane Arco. Da qul giorno, e nei due anni sucessivi, quando vedeva un rettile s’allontanava di corsa con la coda tra le gambe. Un giorno la mamma portò a casa un cuccioletto di pointer di circa due mesi. Glielo aveva regalato un cacciatore.la sua cagnetta ne aveva partoriti otto e non poteva tenerli tutti. Era estate, tempo di scorribande. La mamma pensò che il cucciolo sarebbe stato un buon compagno per Arco nonchè un ulteriore amico dei suoi figli. Figuriamoci i bambini quando lo videro! Le attenzioni furono solo per lui. Arco guardava silenzioso, un pò triste. Una volta cercò di mordere l’intruso e i ragazzi lo sgridarono di brutto. Allora Arco precipitò nello sconforto. Un giorno d’agosto papà, figli e cani erano andati nella val Zemola. Al ritorno, sulla curva di Costa, una vipera stava in mezzo la sentiero. Subito Arco si avvicinò. Fu morso sul collo. Morì di lì a poco senza un lamento e senza riprendere conoscenza.

Abbandonato dai bambini, le cui attenzioni erano tutte per il nuovo arrivato, Arco si sentiva perduto, e nonostante l’insegnamento, andò incontro alla vipera e si fece uccidere. Era questa, una storia che contava mia nonna e finiva che i bambini piansero per mesi la perdita del loro amico.

(da Il cane e la vipera)

~ di Maria Pina Ciancio su ottobre 3, 2008.

6 Risposte to “LIBRI/ Cani, camosci, cuculi (e un corvo) di Mauro Corona”

  1. Mitico Arco! A volte chi si finge distratto è concentrato in qualcos’altro.

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  2. @fulmin, è un libro da leggere, ti assicuro. Mapi

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  3. Mi mancano i tuoi colorati commenti in una uggiosa giornata autunnale in cui anche Woody Allen, e il tepore delle ottobrate romane non hanno saputo tirarmi su.

    E allora sai che ho fatto? Ti ho cercata e trovata ance su fecebook e ti ho aggiunta ai miei amici.

    Ora sto meglio 😉

    Un saluto.

    Rob.

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  4. …che bella luce il tuo commento questa mattina 🙂

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  5. La solitudine dell’uomo e la sua arroganza troppe volte lo isolano dalle grandi lezioni d’amore che gli animali ci offrono. Il libro di Mauro Corona riavvicina con dolcezza e semplicità ad accostare, vivere quel sentimento disinteressato che la natura e il mondo animale continuano ad offrire…nonostante tutto e nonostante se…

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  6. Ricordo una passeggiata dalla diga del Vajont a Casso, sulle montagne di Corona. Lì c’è qualcosa nell’aria che rende più denso ogni respiro.

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