POESIA/ L’idea di “poetica” in Nicola Frangione

L’atteggiamento più prossimo alla poetica di un autore è il silenzio partecipato (Mapi)

Soffrivo sempre quando da studente mi chiedevano di tracciare i percorsi della poetica di un autore. Quelli ufficiali dei libri di testo. Quelli che non ammettevano esitazioni, o dubbi, o reinterpretazioni. Quelli che restituivano all’esaminatore l’autore/oggetto pre-confezionato tutto d’un pezzo, in una pellicola di domopak (fin qui è verista, da qui è romantico, etc, etc).  Ho sempre vissuto tutto questo come un gesto violento e indiscerto, irrispettoso e irriguardevole nei confronti dell’artista e dell’arte.
Queste brevi riflessioni scaturiscono dalla lettura di un libro che ho ricevuto ieri da un amico. Sulla quarta di copertina c’era questo illuminante scritto sulla “poetica”.  

La poetica nasce sempre di giorno in giorno
come causale drammatuirgia di autori senza pubblico

accompagnata discretamente nel palcoscenico interiore
come attraversata da semplici sensibilità

viaggia fantastica tracciando particolari
come esperienza sensoriale durante le soste

abita i luoghi vissuti dall’utopia in transito
come alimentazione di materiali ricchi nel senso

sospende formalizzando idee informali
come proporzione ideale tra passato e futuro

trasferisce evoluzioni esistenzali
per recepire e trasmette il silenzio

(Nicola Frangione, da Poetiche interdisciplinari 1972-2007)

[by Mapi]

© Testi e  immagini di mia proprietà non possono essere utilizzati senza il mio consenso personale

~ di Maria Pina Ciancio su marzo 27, 2008.

8 Risposte to “POESIA/ L’idea di “poetica” in Nicola Frangione”

  1. Questo viene fatto anche nella musica o nella pittura, vedi le svolte di Miles Davis, Picasso e i suoi periodi colorati. Forse è solo uno stratagemma per tentare di avvicinarsi di più all’autore però, sì, è anche un atto di violenza. L’artista va preso così com’è, apprezzandolo di più o di meno, sentendosì partecipi o assenti ma non sezionandolo.

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  2. @PANIRLIPE l’interpretazione e la poetica di un artista nascono dalla lettura dei testi. Spesso nelle scuole è mancato proprio questo. Restava solo la poetica e la critica staccata dal palcoscenico interiore dell’artisa. Un saluto Mapi

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  3. Credo di capire Mapi ciò a cui ti riferisci, il tuo aforisma iniziale è fortemente esplicativo e convincente. Ciao Nic

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  4. ammetto che faccio un po’ fatica a capire quello che dici ma come ha sottolineato Nic io mi ci vedo nel tuo aforisma iniziale. NOn so se lo interpreto nel modo giusto ma spesso, quando assisto ad alcune premiazioni di poesia, trovo fuori luogo e inutili le spiegazioni e le interpretazioni che ne fanno i critici. Inutili perchè quella è la loro lettura, la loro visione e non la mia.
    Per me la poesia non dovrebbe neppure essere declamata ma solo letta e ognuno partecipa in silenzio.

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  5. IO ho scoperto la poesia quando sono uscita dalla scuola ed ho potuto leggermi i poeti senza schemi o rigidità che sono il contrario della creatività.So che anche la poesia ha delle regole, ma sono un mezzo non un fine. Giulia

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  6. esatto, ma si tratta anche di trovare gli insegnanti giusti. Ci sono quelli che ti trasmettono il sapere con passione, altri invece che si limitano a farti imparare i versi a memoria, come se nella ripetizione ci fosse qualche flusso magico.

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  7. Questo post è stato aggregato su http://www.nonsolozapatero.it/ l’aggregatore del web sociale e socialista.

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  8. vorrei poterti leggere con la giusta calma, ma è già tanto che sono riuscita ad uscire dal mio torpore ….forse riesco a tornare e così sicuramente potro’ avere la fortuna e l’onore di tornare a gustarti.
    intanto un bacio grande…

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