POESIA/Sinisgalli e la notte del 9 marzo

Abbiamo paura di sembrare deboli,
di farci sorprendere in un gesto
sconsiderato di debolezza
(Gelsomini, Sinisgalli)

Cade il 9 marzo l’anniversario di Leonardo Sinisgalli (1908-1981) il grande poeta matematico e ingegnere fondatore del periodico “Civiltà delle macchine”.
Nato a Montemurro, in un piccolo paesino della Val D’Agri lucana, dove i bambini battevano contro i muri le “monete rosse”, ha vissuto a Roma e a Milano e fu amico tra gli altri di Ungaretti e del pittore Scipione.
“La notte del 9 marzo” è una piccola prosa autobiografica giovanile dal sapore leopardiano, legata ai ricordi della vita militare del poeta e scritta proprio nella notte di un suo anniversario di nascita, lontano dagli affetti familiari e dalla terra natia. E’ tratta da “Prose di memoria e d’invenzione” (1964) e ne ho trascritto solo alcuni stralci, quelli più significativi per cogliere l’atmosfera di disagio, smarrimento e solitudine provata dal poeta, mentre in un convoglio di militari si dirigeva presumibilmente da Legnano alla stazione di Napoli, per raggiungere a piedi la caserma militare di Granili.

(…) Stavamo stretti nelle vetture, incappottati notte e giorno, fintanto che presso Fondi il convoglio non fu assalito da uno strano turbine, un fiato tiepido e soffocante. Era molto buio, era l’una di notte, e tutti gli ufficiali, la truppa, i cavalli, furono scossi da quella furiosa ventata. E’ marzo, dissi io tra me e me, è marzo, e io compio gli anni tra oggi e domani. I miei amici certo mi sentirono borbottare, i miei amici si erano affacciati al finestrino molli e fiacchi sotto la prima ardita brezza della lüna.
(…)
Mi difendevo quella notte, accucciato dentro il mio cappotto, mi difendevo dal lume della luna, dallo sgomento che la nera dea mi metteva nel cuore, la nera dea cacciata dall’inferno; e l’inferno era lì intorno, a Fondi, all’una di notte, la notte del mio compleanno. Mi ero tolto gli occhiali e molto mi ero allontanato: ecco pensavo con curiosa ebbrezza, che non mi conoscevo, questo viaggio potrebbe essere l’ultimo della mia vita.
(…)
Così quando scendemmo dal treno dopo quarantott’ore di viaggio, la notte in cui cadeva l’anniversario della mia nascita, quando scendemmo alla stazione dei campi Flegrei era ancora scuro il cielo, la luna era tramontata, Proserpina era scomparsa. Dovevamo raggiungere la caserma dei Granili e le guide non sapevano riconoscere le strade al buio. Eravamo stanchi, e ci restava ancora tutta la città da percorrere a piedi come un gregge. Ecco, io ero in testa alla colonna, e mi sento carezzare le gambe dolcemente nell’oscurità. Era un cane, un cane che cominciò a leccarmi le mani come avrebbe fatto col suo padrone morto e resuscitato. Io mi misi a seguire la strada che il cane ‘indicava. Un cane a quell’ora, quella notte, era certamente un’immagine cara che mi veniva in soccorso.

Una prosa semplice, asciutta e moderna, questa di Sinisgalli, che torce il muso all’eloquenza “non volevo scrivere come D’Annunzio e neppure come Cecchi” ha confessato un giorno il poeta “Il mio sforzo non stava tanto nel fabbricare una prosa quanto nel fabbricarmi un’anima”.

da “Prose e memorie d’invenzione”, 1964 (una ristampa delle due raccolte di racconti “Fiori pari e fiori dispari”, 1945 e “Bellimboschi”,1948)

[by Maria Pina Ciancio]

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~ di Maria Pina Ciancio su marzo 9, 2008.

13 Risposte to “POESIA/Sinisgalli e la notte del 9 marzo”

  1. ottimo post per Persona terribilmente fascinosa! sul mio blog un omaggio sensorio alla femminilità..un bacio fortissimo..
    roberto

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  2. L’inizio tocca le mie corde… Avrai capito, credo, come sia importante che la fragilità abbia per me diritto di cittadinanza nel nostro mondo, come dobbiamo riconoscerla in noi e negli altri non solo senza paura, ma come qualcosa che ci rende più umani e sensilbili verso se stessi e verso gli altri. Sono bellissimi i passi che hai citato di un autore che, confesso, non conoscevo, ma che conoscerò. Grazie, un abbraccio, Giulia

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  3. Fai collezione di blog, vedo. E poi questo bianco su nero mi è familiare (come gusti personali, continuo a preferirlo – ma dovevo in qualche modo cambiare, dare un’impronta un po’ diversa al mio blog).
    Preciso e puntuale questo ricordo del nostro illustre conterraneo.
    Spero che ti sia giunto il mio dono…
    Un abbraccio,
    gennaro

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  4. Sinisgalli non lo conoscevo. Ti ringrazio di avermelo fatto conoscere le sue parole mi hanno toccato nel profondo (ed è strano per una che non ama molto la poesia come me). Essere capitata qui seguendo percorsi casuali mi ha fatto veramente molto piacere. a presto.

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  5. -dove i bambini battevano contro i muri le “monete rosse”-
    Che storia è questa? Ci si potrebbe scrivere un romanzo, se non è già stato fatto.

    -Mi difendevo quella notte, accucciato dentro il mio cappotto, mi difendevo dal lume della luna,-
    Questa frase è quella che più mi ha colpito di Sinisgalli. “Mi difendevo dal lume della luna”, come se facesse paura, come se il buio, le tenebre fossero più rassicuranti.
    E forse, in quelle condizioni disagiate e tremende, l’oscurità era più protettiva. Non per niente se ne stava “Accucciato dentro il cappotto”, come se fosse il grembo materno.
    Quante riflessioni che ci fai fare Mapi…

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  6. PANIRLIPE, quello delle monete rosse era un vecchio gioco di paese; ecco, con questi versi, ti faccio dono di una delle sue creature più belle:

    Monete rosse

    I fanciulli battono le monete rosse
    contro il muro. (Cadono distanti
    per terra con dolce rumore.) Gridano
    a squarciagola in un fuoco di guerra.
    Si scambiano motti superbi
    e dolcissime ingiurie. La sera
    incendia le fronti, infuria i capelli.
    Sulle selci calda è come sangue.
    Il piazzale torna calmo.
    Una moneta battuta si posa
    vicino all’altra alla misura di un palmo.
    Il fanciullo preme sulla terra
    la sua mano vittoriosa.
    (Leonardo Sinisgalli)

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  7. …e hanno fatto anche un film, Mineurs…c’è una lapide, quante cose che si trovano in rete su queste monete rosse.

    grazie di questo dono

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  8. @PANIRLIPE, la poesia che ti ho trascritto è stata incisa sulla lapide di casa Sinisgalli a Montemurro. Il film di cui mi parli, ma che non ho visto, so che fa riferimento alle esperienze scolastiche del poeta e alle monete rosse. Grazie P. di queste belle intersezioni culturali ed emozionali. Mapi 🙂

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  9. @ROBERTO mi auguro che l’estro dei tuoi colori abbia saputo fare omaggio anche al nostro carissimo Sinisgalli.

    @GIULIA i frammenti iniziali sono tratti dalla raccolta “Il passero e il lebbroso” e mi colpivano proprio in relazione a questo scritto, in cui Sinisgalli non gioca a nascondino con le proprie debolezze e le prprie paure, ma le lascia libere, senza remore, di essere semplicemente accolte e custodite.

    @GENNARO il tuo dono è arrivato con la posta di oggi. Grazie infinitamente.

    @DILWICA la rete fa anche questi miracoli talvolta. Grazie del passaggio.

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  10. come trovare ancora la forza per essere qualcosa? come trovare ancora la forza per raccontarsi in quello sfacelo?

    è impressionante!
    Patty!

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  11. Leopardiano è un termine che frequento anche io …

    Il film di Alina Marazzi “Vogliamo anche le rose” te lo consiglio vivamente Mapi, sono sicuro che ti piacerebbe.

    Un saluto caro.

    Rob.

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  12. @PATTY carissima, anch’io provo una gran trsitezza nel rileggere i passi su riportati di Sinisgalli. Un bacio Mapi

    @ROBERTO ho letto qualcosa di questo film. Una frase mi ha colpito “E vissero lunghi anni in una felicità difficile da descrivere” (lo scrivo sempre anch’io, che la felicità si può vivere talvolta, ma non la si può raccontare). Grazie e un abbraccio della buonanotte Mapi

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  13. la poesia di Sinisgalli è per me un tonfo del cuore nel cielo azzurro della lucania

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