DIARIO/ Sul dolore

La felicità è solo un sogno, reale è il dolore (Voltaire)

Scrivo, racconto di libri, di storie e di poesia, come antidoto al dolore talvolta. Quello dichiarato e quello vissuto in sottofondo.

Nonostante quel taglio “innocente” che abita e lacera le cose e che si espande in forme dai contorni sempre più lucidi e netti. Smerigliati e riconoscibili al tatto* talvolta. Fin quanto la ferita bruciante assume le sembianze di un “dolore perfetto”, la vita s’inarca nello spazio della morte e la “morte non ha luogo” (De Angelis).

Nelle sue diverse forme il dolore è stato interpreato ed espresso da sempre, nella letteratura e nella poesia di tutti i tempi. Da  Omero (nella consapevole e tremenda lacerazione della guerra), fino al novecento, che ne ha rappresentato la sostanza “incandescente” più inquietante e drammatica nei versi di poeti come Ungaretti e Montale in vicinanza e consonanza di dialogo leopardiano. Un dolore fisico e dell’anima. Il conflitto tra il disagio e la società. L’impossibile conciliazione, talvolta.

da L’esatta cubatura del vuoto*

Esistere
è un’impalpabile diminuire

aprire una sfera
che ha dentro una sfera
e un’altra e un’altra ancora
fino al punto

detta l’ultima parola.
Così fra le parti del corpo
le dita
sono le più infelici

perché il dolore è palpabile.

(Biagio Salmeri)

© Testi e  immagini di mia proprietà non possono essere utilizzati senza il mio consenso personale

~ di maria pina ciancio su febbraio 13, 2008.

11 Risposte to “DIARIO/ Sul dolore”

  1. Condivido le tue parole sul dolore e trovo molto bella la poesia di Salmeri.Ciao Nic

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  2. Dal dolore non si scappa, lo attraversiamo ogni volta che tocca noi di persona, quando colpisce un amico, quando lo sentiamo nell’aria tra la gente la cui vita a volte è solo questo. Eppure io ho conosciuto persone che hanno sofferto davvero molto, che sono diventate meravigliose, di un’umanità intensa e profonda. Forse il dolore sa anche dare qualcosa… Giulia

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  3. La sofferenza è una grande maestra.

    Sono d’accordo con Salmeri a metà. Diminuiamo, ma aumentiamo anche.

    Diminuiamo nella semplice considerazione che la vita è un tempo finito. Aumentiamo invece nella esperienza e nella consapevolezza del diventare preziosi.

    Ma se diminuire è una metafora per evocare il raggiungimento dell’essenza, l’eliminazione progressiva ed inarrestabile del superfluo, ed allora si, parliamo della stessa cosa.

    Il dolore è si palpabile, io lo paragono ad un coltello che incide il legno, ma nell’incavo, come sostenne Gibran, potremo contenere l’antitesi dell’infelicità che solo in apparenza abbiamo ricevuto.

    Un abbraccio.

    Rob.

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  4. Grazie Nic, Giulia e Roberto per le stimolanti e interessanti riflessioni.

    In questo post mi interessava riflettere su come il dolore appaia insopportabile,inumano, inconciliabile con la ragione, con l’esistenza stessa. Ci cambia nella misura in cui ci restituisce la consistenza reale, finita e gravosa della vita. Certo, arricchisce in termini di consapevolezza, ma toglie tento alla freschezza e alla leggerezza. Le potature di quei tagli vanno sempre protetti e si riaprono con le gelate inaspettate dell’inverno.

    Roberto, io credo che per in quel diminuire di Salveri sia contenuta la metafora del dininuire come tempo dell’esistenza, ma è semplicemente una delle tante possibili interpretazioni a cui questi versi si prestano.

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  5. Quando provi il dolore ti sembra effettivamente di perdere la freschezza e la leggerezza. Ed in quel momento, quando l’esperienza è totalizzante, è effettivamente così.

    Ma poi quando il dolore si attenua (anche il dolore diminuisce) è lì che arriva quella dimensione di arricchimento, di congiunzione con una verità altra, un atteggiamento altro rispetto a quella esperienza che è il senso della vita.

    La vita è fatta di evoluzione, di cambiamenti.

    I cinesi li studiano con “L’ching” il libro dei mutamenti basato proprio sullo studio della natura e dell’anno agricolo. Un libro che ho studiato per anni sai?

    E sono consapevole, Mapi, che in quel diminuire del Salveri non sia contenuta solo la metafora del diminuire come tempo dell’esistenza … io ho accennato anche alla ricerca dell’essenza.

    La mia riflessione, in effetti, intendeva solo riflettere sul fatto che personalmente non sono (più) affascinato ad interpretazioni con spleen negativi.

    La vita rimane un’esperienza meravigliosa anche nel dolore.

    E’ solo quando siamo nel buio che possiamo scorgere la luce.

    Buonanotte.

    Rob.

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  6. Che cosa strana sembra essere questa che dagli uomini viene chiamata piacere; e come sorprendentemente essa, per sua natura, si trova con quello che sembra il suo contrario: il dolore. Ed essi tutti e due insieme non vogliono coesistere nell’uomo, ma se poi qualcuno insegue l’uno di questi e l’afferra, egli, in un certo modo, è obbligato a prendere anche l’altro, come fossero attaccati a un sol apice, pur essendo due (Platone)

    Sai che il libro di Biagio Salmeri ce l’ho tra le mani? Volevo postare qualcosa chè trovo i suoi versi bellissimi. E ora li ritrovo qui, da te Mapi carissima 🙂

    Incantevole post 🙂

    Un abbraccio, Alessandra

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  7. @ROBERTO: Lo so Roberto, che il mio pensiero può apparire in dissonanza con la mentalità più diffusa e comune che ci spinge a rintracciare sempre il senso positivo delle cose (il bisogno di un senso). Io però ritengo che il dolore seppure perda col tempo l’acerbo del principio, resta e che ciò che noi chiamiamo felicità è un’illusione prospettica necessaria che riempie uno spazio tra dolori, dolori più o meno grandi, dolori improvvisi, imprevedibili o graduali come i cerchi concentrici di un sasso lanciato in uno stagno. La vita stessa d’altronde è circoscritta in uno spazio tra due dolori (quello della nascita e quello della morte). Un abbraccio Rob. e a presto

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  8. @ALESSANDRA Biagio Salmeri è davvero straordinario, sono felice che piaccia anche a te e che anche tu in questi giorni vada interrogandoti sul “senso del dolore”. Un abbraccio grande e condiviso, a presto Mapi

    (PS da una lettura serale, ti lascio questo testo di Salmeri così intimo e vero sul dolore del –di stacco)

    Fa buio altrove
    un uomo che si spegne

    oltre la porta dove
    come un numero civico
    impietriscono gli anni

    e la ragione si leva il cappello

    dove
    non la vista ma il cuore
    ha capacità di adattamento
    (da l’Esatta cubatura del vuoto)

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  9. Dove c’è tanto dolore, basta una piccola schiarita perchè la felicità arrivi, e se la sua durata è breve, non diamo colpa al dolore, è la natura della felicità.
    Mapissima!! sono contento di ritrovarti. Ti ho letta subito, ma sono lento…sempre più lento 🙂 Comunque eccomi qua 🙂
    Sia una buona notte!
    A presto.

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  10. Io penso che gioia e dolore camminano pari passo sullo stesso binario. La felicità intesa come un sogno irrealizzabile…allora perchè sognamo? Siamo tutti infelici? Mapi aiutami nel quesito..

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  11. @ Viller, Chirano – Il sogno appartiene alla sfera del desiderio, al bisogno di superare e oltrepassare la soglia di quel dolore a volte sotteso, a volte dichiarato che attraversa le cose (io non parla solo di uomini e di donne, parlo di un senso del dolore più ampio che ci ingloba e ci circonda, tutti).

    (Frelice di trovarvi qui stamattina)
    Un abbraccio Mapi:-)

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