LIBRI/ La Calabria dei “due mari” di Carmine Abate

Carmine Abate, Tra due mari, Mondadori 2002

(Leggo tra la gente, avvolta da quella concentrazione sognante e da quel buonumore che solo un buon libro sa mettermi addosso -Mapi, Roma 2008).

In una vecchia locanda, tra le colline argillose e assolate di uno sperduto paesino dell’alta Calabria, nel 1835, si ferma poco più che trentenne, lo scrittore Alexandre Dumas, in compagnia dell’amico e pittore francese Jadin. I due forestieri sono in voyage dans le midi d’Italie e sono diretti verso Cosenza.

“I tre viaggiatori con il cane chiamato Milord arrivano al Fondaco del Fico verso mezzogiorno. Sono impolverati dal cappello ai piedi, sembrano fantasmi dagli occhi vivi, forestieri. Uno ha la faccia malandrina dei giovani del posto, gli altri due sono stranieri di sicuro, forse inglesi, e portano a tracolla dei fucili lussuosi dalle doppie canne damascate. Il locandiere si chiama Gioacchino Bellusci e non ha dubbi, anche se ancora non li ha sentiti parlare. Già li ha squadrati con un occhio diffidente e uno cerimonioso, occhi esperti, sa che non si fermeranno per dormire, hanno sguardi troppo frettolosi, ma chiederanno da mangiare per sé e per le cavalcature. E infatti. Chiedono da mangiare anche per Milord, che hanno legato nello stallaggio, accanto ai muli. A parlare è il giovane mulattiere. Lui viene da Pizzo, dice. I due sono francesi, uno dipinge, l’altro scrive. Due signori. Sono diretti a Cosenza.” (p.32)

La vecchia locanda, un luogo mitico e leggendario e al tempo stesso reale*, è di proprietà di Gioacchino Bellusci e si trova esattamente tra l’azzurro di “due mari” lo Jonio e il Tirreno.
Jadin la ritrae durante la sosta con Dumas, in un disegno a carboncino. E quel “quadretto” sarà l’unica cosa che nel tempo resisterà del Fondaco del Fico, distrutto negli anni dall’incuria degli uomini e da terribili eventi: un terremoto, due alluvioni e un incendio. Un disegno custodito gelosamente per generazioni, fino a quando Giorgio Bellusci, nonostante le avversità e i contrasti della “mafia” locale, porterà a compimento il sogno di una vita: ricostruire un albergo proprio sul rudere de Il Fondaco del Fico, dove in passato avevano sostato importanti viandanti italiani e stranieri, in viaggio per la penisola e lungo le strade di Calabria (tra i “due mari”).
Il romanzo, affascinante per questa bella intersezione letteraria, presenta numerosi altri filoni e livelli di lettura: quello del romanzo di iniziazione (Florian), della saga familiare dei Bellusci (che si snoda per circa due secoli di storia), quello dell’emigrazione con l’incontro tra due realtà e culture diverse: l’Italia e la Germania (il nord e il sud).

* La sosta di Dumas al Fondaco del Fico è vera: ne ha lasciato testimonianza scritta – sia pure in poche righe – lo stesso Dumas nelle sue memorie di viaggio. È vero anche il viaggio che lo scrittore francese compie verso Cosenza con il pittore Jadin e il cane Milord, nella Calabria dell’ottobre del 1835 sconvolta dal terremoto. Tutto il resto è la testimonianza orale dei miei personaggi, inventato ma verosimile e soprattutto autentico, perché sono autentiche le voci narranti (da un’intervista a Carmine Abate)

Carmine Abate (1954) è uno scrittore di una piccola comunità arbresche dell’alta Calabria, che vive e lavora in Trentino. Per la Piccola Biblioteca Oscar Mondatori ha pubblicato numerosi romanzi di successo.
[by Mapi]

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~ di Maria Pina Ciancio su febbraio 5, 2008.

6 Risposte to “LIBRI/ La Calabria dei “due mari” di Carmine Abate”

  1. è bello leggere le tue note sottotraccia, avvicinano alla lettura

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  2. un grande abbraccio.. con vera stima, tuo
    roberto

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  3. Io ho letto l’ultimo romanzo di Carmine Abate, che ho apprezzato moltissimo.

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  4. Un abbraccio moltiplo a lino, roberto e nic.

    L’ultimo romanzo di Carmine Abate “Il mosaico del tempo grande” non l’ho ancora letto, ma so che racconta la storia di un padre e un figlio emigrati al nord (la copertina è bellissima!) Mapi

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  5. Sono una Traduttrice Pubblica nata a Montevideo, Uruguay da genitori italo-albanesi, nati a San Basile (CS). Ieri sera su Rai3 ho visto una breve intervista allo scrittore Carmine Abate, e ne sono rimasta colpita dalle sue espressioni quando parlava degli Arbresh. Poi ho cercato qualche sito per scrivergli direttamente due parole e non l’ho trovato. Chissà se leggerà queste righe, ma vorrei lasciargli un cordiale saluto da una italo-albanese di oltreoceano.D’altronde sono rimasta incuriosita dalle sue opere, che purtroppo non ho ancora letto.
    11 febbraio 2008.

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  6. Caro sig. Abate so bene che cosa si prova a lasciare i propri affetti lontano dalla propria vita. Tre anni fa sono partita da Crotone per approdare a Torino. Ho letto tutti i suoi bellissimi libri e non nego l’orgoglio che provo quando dico a i miei amici “questo è un grande scrittore”. La semplicità del suo linguaggio e la raffinatezza delle sue storie riescono sempre ad emozionarmi…spero un giorno di aver l’onore di conoscerla di persona.

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